Chiedo scusa se oso scomodare il testo di quello che è forse lo striscione più famoso della storia delle Brigate Gialloblu.
Era il 1° febbraio 1987 quando 12 “butei” vennero arrestati con l’accusa di associazione a delinquere. Era l’antefatto dell’imminente scioglimento delle Brigate. In mezzo ai due eventi uno spicchio di curva vuota, il gruppo che si chiude attorno ai 12 arrestati, un assordante silenzio per tutta la partita. Compatti, uniti nella protesta, in piedi silenziosi sopra uno striscione: “Non 12 ma 5000 colpevoli”. Arriveranno feroci critiche per questo comportamento. Lo stesso Bagnoli dichiarerà di non capire le modalità di questa iniziativa: “Piuttosto di tacere io avrei disertato”.
E c’è da scommettere che anche tra gli stessi “butei” non ci fosse un totale accordo sulle modalità dell’iniziativa. Ma si doveva e si voleva fare qualcosa, un gesto, una presa di posizione. I modi importavano fino ad un certo punto, l’utilità importava fino ad un certo punto. Quello che contava era la compattezza: mostrarsi tutti uniti e dimostrare che nello striscione sotto di loro non c’erano solo parole. Chi non era d’accordo si è adeguato perché le Brigate, qualunque cosa succedesse, erano tifose di loro stesse: quel giorno l’Hellas poteva aspettare.
Oggi in Curva ci sono le magliette che ricordano quel giorno, quel gesto. Magliette indossate fieramente con la scritta “Sono uno dei 5000 colpevoli”. E’ la maglia a cui più di ogni altra viene affidato il “testimone” dello spirito della Curva Sud, che meglio ne incarna la prima legge non scritta: “prima i butei e dopo l’Hellas”. Chi la indossa, chi la legge con ammirazione, si uniforma tacitamente a questa legge.
Oggi, come allora, ci sono più di 5.000 “colpevoli”. Più di cinquemila “butei” (e presto saranno di piu, rendendo meno efficace questo paragone che voglio comunque mantenere) hanno sottoscritto un abbonamento, calpestando di fatto questa legge fondamentale che, evidentemente, è bella finchè fa comodo. E non è colpa di Arvedi. Arvedi ha solo creato i presupposti perché si “alzasse il lenzuolo” e tutto questo venisse alla luce. Stessimo lottando per la Serie A saremmo tutti uniti come sempre, ma solo perché le cose vanno bene. E non è colpa di chi dirige questa Curva, perché non è questione di rispetto o meno verso questo gruppo. Perche abbonandosi quest’anno non si manca di rispetto a questo gruppo, ma si manca di rispetto alle prime, vecchie Brigate Gialloblu che hanno creato dal nulla questa appartenenza, come dal nulla hanno creato le sue leggi non scritte, prime tra tutte: “prima i butei e dopo l’Hellas”.
Purtroppo le avvisaglie, chi frequenta attentamente la Curva, le aveva colte già da qualche anno. Basta staccarsi qualche decina di metri dal settore centrale, per imbattersi in “butei” sempre seduti, “butei” che non cantano se non dopo un gol, “butei” che fa de tutto tranne che interessarse della Curva e dell’Hellas, ed evito di parlare di certi profumi, tipici più del Leoncavallo che della Curva Sud, che sempre più spesso si sentono in Curva.
La Curva Sud del Bentegodi è stata persa. Chi ancora crede in questo spirito, in questo gruppo, ha solo le trasferte, quest’anno, per dimostrare che esiste ancora. A Verona tutto è stato annacquato. Ma proprio per questo, i colpevoli di questo annacquamento difficilmente (e comunque in numero minore) mostrano la propria faccia fuori dalla città. E’ il momento di dare tutto in trasferta, perché è l’unico modo per ricostruire qualcosa di grande lasciando le “ceneri fischianti” nella Curva Sud. Una volta ritrovati noi stessi, ritrovati i nostri numeri (e ritrovata una società magari) ci riapproprieremo anche della Curva, tornando con le nostre leggi non scritte, con il nostro stile comune, e il nostro comune modo di essere e di vivere quello che, come ho già avuto modo di dire “non è solo un settore”.
Ricostruiamoci in trasferta, lasciando a Verona i “5000 colpevoli” di oggi. Stanno tentando di rovinare un nome, noi glielo impediremo. Saremo presenti dietro al Bentegodi facendo quello che loro non faranno dentro: cantare per il nostro Hellas. E in trasferta torneremo ad essere noi stessi. La Curva Sud di Verona può essere ancora salvata perché sopravvivono centinaia e centinaia di “butei” che ne incarnano ancora lo spirito.
Chi si è abbonato non ha capito che, oggi come 18 anni fa, l’Hellas poteva aspettare. Buon campionato ai “5000 colpevoli”, fiero di poter urlare:
“IO NON SONO UNO DEI 5000 COLPEVOLI”.
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